Sono 36mila gli uomini italiani a cui  viene diagnosticato un tumore alla prostata ogni anno dei quali una parte viene avviata ad un programma di osservazione vigile e una parte viene sottoposta ad intervento chirurgico. Il 90% dei pazienti guarisce o riesce a convivere con questo tumore, ma con qualche limitazione.

Purtroppo le stime ci dicono che il 50% dei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico radicale (prostatectomia) per l’asportazione del tumore (circa 20mila ogni anno solo in Italia) sviluppare episodi di disfunzione erettile (nel 30-35% dei casi resistente alle terapie), e di incontinenza urinaria. 

Sì tratta del “prezzo” da pagare alla guarigione che però può essere affrontato con  terapie appropriate, riabilitazione e dispositivi medici innovativi quali le protesi peniene o gli sfinteri urinari. La disfunzione erettile sì può manifestare perché la rimozione del tumore può danneggiare le strutture responsabili dell’erezione. La seconda, meno frequente è l’incontinenza urinaria che ha un impatto importante sulla qualità di vita dei soggetti, in genere adulti e over 50. 

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