Sì chiama EXO-Psa il nuovo possibile marcatore per il tumore della prostata, una alternativa al più classico dosaggio dell’antigene prostatico specifico (Psa) nel sangue. Ideato nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità potrebbe essere in grado di diagnosticare il tumore alla prostata senza ricorrere alla biopsia. 

Il PSA è al momento l’unica indagine efficace e non invasiva per «misurare» la salute della prostata un test che però  da solo, non è in grado di discernere tra un tumore e l’ipertrofia prostatica benigna, anch’essa responsabile dell’aumento dei livelli di Psa. I livelli di marcatore infatti sono sensibili anche a lievi alterazioni e infezioni locali, dando il fianco a falsi positivi e interpretazioni errate. Tanto che non viene più consigliato di routine e l’interpretazione dei suoi risultati è sempre presa con le dovute cautele. Sì sentiva quindi l’esigenza di individuare nuovi metodi attendibili: nell’«EXO-Psa» ha individuato un nuovo possibile marcatore tumorale, è stato messo a punto grazie alla collaborazione tra l’Unità di Neuroimmunologia dell’Irccs Fondazione Santa Lucia e il Dipartimento di Scienze Urologiche del Policlinico Umberto I di Roma.

Di fatto, la sorveglianza attraverso il dosaggio del PSA da un lato rischia di lasciare fuori i pazienti con carcinoma della prostata e un PSA non elevato, dall’altro può portare all’esecuzione di un gran numero di biopsie non necessarie per rilevare una percentuale minore di tumori clinicamente rilevanti. 

Tutto da rifare dunque? No, nonostante il PSA non possa essere considerato come un indicatore inequivocabile di tumore resta  un test fondamentale per controllare l’evoluzione della malattia.

Ma che cosa è allora questo nuovo marcatore?

Gli esosomi (nanovescicole rilevabili direttamente nel plasma) sono elementi rilasciati dalla maggior parte delle nostre cellule con il compito di trasportare e a scambiare diversi tipi di molecole tra le cellule. Nel caso del cancro prostatico gli esosomi trasportano un particolare tipo di antigene prostatico PSA diverso da quello solubile presente nel siero.
Nello studio è stato dimostrato, l’elevata sensibilità e specificità del test rispetto alla limitata capacità del PSA sierico nel distinguere il cancro della prostata da tutte le altre condizioni, compresa l’iperplasia prostatica benigna.

Lo studio ha esplorato il potenziale uso di esosomi plasmatici che esprimono PSA (Exo-PSA) nel distinguere individui sani, BPH e PCa. Gli esosomi sono stati ottenuti da campioni di plasma di 80 PCa, 80 BPH e 80 donatori sani (CTR). La NanoParticle Tracking Analysis (NTA) (NanoSight NS300, Malvern Panalytical) è stata utilizzata per misurare la distribuzione dimensionale e la concentrazione di campioni di vescicole extracellulari in sospensione liquida. L’analisi statistica  su 240 campioni ha mostrato il 100% di specificità (nessun falso positivo) e il 96% sensibilità nel distinguere i pazienti con PCa da individui sani. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cancers ha indicato come il nuovo esame possa essere una valida alternativa all’indagine tradizionale con un elevato livello di affidabilità.

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