La sospensione dei trattamenti di fertilità a causa della pandemia COVID-19 ha avuto una serie di impatti psicologici sulle donne i cui trattamenti sono stati annullati. Lo ha svelato un nuovo studio di Jennifer Gordon e Ashley Balsom dell’Università di Regina, Canada, pubblicato lo scorso 18 settembre sulla rivista PLOS ONE.

Una coppia in età riproduttiva su sei sperimenta infertilità e molte rivolgono le loro speranze a trattamenti come l’inseminazione intrauterina (IUI) e la fecondazione in vitro (IVF). Lo scorso anno l’American Society of Reproductive Medicine e la Canadian Fertility and Andrology Society hanno annunciato la sospensione a tempo indefinito di tutti i trattamenti di fertilità negli Stati Uniti e in Canada a causa di COVID-19.

Le ricercatrici dell’Università canadese hanno quindi contattato un campione di donne e l’86% delle intervistate ha riferito che le sospensioni del trattamento hanno avuto un impatto negativo sulla loro salute mentale: il 52% ha riportato sintomi di depressione clinicamente significativi. Tuttavia, è stato riscontrato che ci sono fattori che influenzano positivamente questi risultati, proteggendo le donne dalla depressione: livelli inferiori di pessimismo difensivo (r = -0,25, p <0,05), maggiore accettazione dell’infertilità (r = 0,51, p <0,0001), migliore supporto sociale (r = 0,31, p <0,01) e minore evitamento dei promemoria dell’infertilità (r = 0,23, p = 0,029) erano tutti associati ad una protezione del disagio mentale.

Da andrologo mi sorprende che in una procedura che coinvolge la coppia gli uomini non siano stati intervistati per verificare se la sospensione dei trattamenti per cercare un figlio avesse effetti negativi anche sul loro stato d’animo.

Gordon, J.L., et al. (2020) The psychological impact of fertility treatment suspensions during the COVID-19 pandemic. PLOS ONE. doi.org/10.1371/journal.pone.0239253.

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