Chi segue le mie attività sa che ho messo a punto un format di video pillole informative dal titolo. ‘Quello che gli uomini non dicono’. Non è infatti un segreto che l’uomo in genere sia molto riservato quando parla dei propri attributi mentre lo è meno quando tutto funziona bene. L’identità maschile è fortemente legata alla sua potenza sessuale e carenze e disfunzioni sono rubricate con termini come ‘fallimento’ da archiviare nell’intimità della propria camera da letto. Un peso da condividere con le partner a loro volta parti lese del problema. L’eiaculazione precoce per la maggior parte degli uomini è termine da pronunciare sotto voce con l’aggiunta di un: ‘chiedo per un amico’. E forse non uno solo visto che si calcola un tasso di incidenza tra il 20 e il 30% nella popolazione tra i 18 e i 70 anni. E sbaglia chi crede che interessi solo giovani inesperti, anzi la prevalenza cresce con l’età, mettendo in discussione anche quelli che non avevano mai avuto problemi di ‘fretta’.

L’incidenza media, calcolata in uno studio nazionale con il Premature Ejaculation Disease Tool è stata del 18,5%. Di fronte ad un rapporto che si esaurisce e arriva al piacere troppo in fretta si manifestano diversi stati di disagio, ansia, imbarazzo, senso di inadeguatezza, perdita di autostima e depressione. Il piacere arriva prima che il soggetto lo desideri, alla minima stimolazione sessuale. Per fare diagnosi è necessario che il disturbo si presenti con una certa regolarità e continuità nel tempo, perché casi episodici possono essere occasionali e non significativi, insomma, può succedere e non è una tragedia. Per un ragazzo alle prime esperienze o un adulto che torna a fare l’amore dopo un lungo periodo di astinenza o con una nuova partner si instaura un elemento di stress che può giustificare l’urgenza. Se invece l’eiaculazione è precoce da sempre, se si verifica prima ancora che il rapporto abbia inizio o l’uomo sente di non avere controllo sul proprio piacere, è opportuna una valutazione clinica. Le sfumature sono molteplici e non sempre sono ascrivibili a problemi funzionali o chimici, basti pensare che alcuni soggetti riferiscono di avere questo problema solo con una partners e non con altre, che in molti casi è limitato ad un periodo di stress.

Il colloquio con lo specialista è orientato alla corretta diagnosi indagando altri sintomi, malattie sistemiche, fattori di rischio, uso di farmaci o sostanze che possono interferire o causare il disturbo. E’ possibile anche somministrare un questionario ed eseguire degli accertamenti ematici. Fortunatamente le strategie terapeutiche sono numerose e vanno da quelle comportamentali – come praticare la masturbazione in modo da rendere il pene meno sensibile e aumentare la durata del rapporto successivo dopo un adeguato periodo refrattario, l’allenamento alla tecnica stop and start che prevede lo stimolo sessuale da parte della partner sino a quando il paaziente non è in procinto di raggiungere il piacere, l’arresto della stimolazione sino a che la sensazione di essere in procinto di eiaculare non diminuisca per poi iniziare di nuovo per tre volte prima di concedersi l’orgasmo. E’ utile l’uso di creme locali come anestetici a base di lidocaina e prolocaina sotto forma di crema o spray per desensibilizzare l’area e avere più tempo per il rapporto senza essere assillati dall’urgenza. In altri casi è possibile usare farmaci inibitori della PDE-5 e antidepressivi della famiglia degli SSRis che agiscono su meccanismi psicologici, da valutare con attenzione per il rischio di effetti collaterali proprio nell’area della libido.

L’unica vera raccomandazione è quella di non convivere con un disturbo che può trovare una soluzione ma cercare uno specialista e parlargli senza imbarazzi.

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