Per gli uomini inizia a suonare già a 30 annni

L’orologio biologico esiste anche per lui. Il passare del tempo può ossidare gli spermatozoidi, indurre mutazioni del DNA e ridurre in tal modo la capacità fecondativa del seme. A partire dai 30 anni, inoltre, il testosterone diminuisce dell’1% ogni anno.

Eppure nove persone su dieci sanno poco di fertilità maschile e ignorano che già la coppia in cui l’uomo ha superato i 35 anni ha più difficoltà ad avere figli. Mentre l’età viene riconosciuta come fattore di rischio di infertilità quando interessa la donna. E’ quanto emerge dai risultati di un recente Studio nazionale fertilità promosso dal Ministero della Salute.

Il progetto, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), si è svolto da aprile 2016 a ottobre 2018 e ha visto la realizzazione di una serie di indagini rivolte sia alla popolazione potenzialmente fertile, sia ai professionisti sanitari. Ha preso in esame un campione di 21.217 persone di età 18-49 anni dei quali  solo il 5% si è detto consapevole che le possibilità biologiche per una donna di avere figli iniziano a ridursi già dopo i 30 anni; mentre il 27% pensa che questo accada intorno ai 40-44 anni.

La consapevolezza che l’età giochi un ruolo importante anche per la fertilità maschile sembra persino minore: l’87% fornisce una risposta inadeguata (oltre i 45 anni) o non sa dare alcuna indicazione. Non va meglio se si osserva il campione di 13.973 studenti universitari. In particolare, per 4 intervistati su 10 non esiste un ‘orologio biologico maschile’, uno su 10 dichiara di non saperlo e il resto quasi sempre ritiene che abbia tempi più lunghi rispetto a quelli biologici.

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